Perthus di Jean-Marie Besset. Umorismo disincantato, fragilità, adolescenza e grande teatro.

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Mettete un palcoscenico adorno solo di qualche sgangherato arredo. Mettete quattro attori bravissimi, una regia sapiente e un testo che fotografa icasticamente l’incontro tra due adolescenti e avrete l’idea di uno spettacolo piacevole e intenso. E’ stata davvero un’ora e mezzo di grande teatro quella che giovedì sera, per Taormina Arte teatro… ha incantato e stupito tutti. Silvana La Porta (atenanet.org)

perthus-teatro-di-notoSi parla con umorismo e disincanto dei turbamenti e delle fragilità dell’adolescenza in Perthus, testo del pluripremiato autore francese Jean-Marie Besset. Lo spettacolo – interpretato da quattro giovani e convincenti attori . In scena a Febbraio 2012 in Sicilia. Il 9 al Teatro Comunale Brolo (ME), il 10 all’Auditorium Pace del Mela (ME).

Perthus di Jean-Marie Besset apre  una parentesi di riflessione sul mondo dell’adolescenza e della giovinezza, un panorama frastagliato, connotato da grandi fragilità e complessità.
Messo in scena da Giampiero Cicciò per la Fondazione Teatro Vittorio Emanuele di Noto in coproduzione con Taormina Arte 2009, Perthus racconta le traversie di due adolescenti che si affacciano alla vita adulta, attorniati da un mondo di adulti vulnerabili o eccessivamente autorevoli, sordi alle loro esigenze e comunque sia mai in sintonia con la loro sensibilità…

Quanto varrà il sorriso di un figlio, la sua confidenza,? Quanto varrà condividere con lui l’ansia per un’interrogazione, commentare assieme un incontro sportivo, offrirgli qualche suggerimento prezioso per chi con la vita inizia appena a “fare a pugni”? I padri di Paul e Jean Luois – i giovanissimi protagonisti di Perthus – non sanno nulla di tutto ciò. Probabilmente non se ne interessano, così presi, come sono, dalle ambizioni delle loro carriere, dall’impegno sfrenato ad accumulare denaro. Se messi davanti alle esigenze dei figli diventano addirittura goffi, bugiardi… non hanno peso nella loro evoluzione verso l’età adulta e perciò, nella pièce sono invisibili.

Nemmeno le madri dei due ragazzi si pongono il problema di scandagliare la complessa interiorità degli adolescenti. Paul e Jean Luois, sono una “loro proprietà” e rappresentano forse l’ultima opportunità per le due donne di rivalersi delle rispettive frustrazioni: sono figli “prodigio”, figli “gioiello”, da plasmare secondo i loro schemi. Il loro futuro va pianificato perché possano dare alle mamme tutte quelle gratificazioni che come mogli e donne non hanno ottenuto: le loro potenzialità vanno incensate, le fragilità, semplicemente rifiutate. In ciò le due donne sono l’una lo specchio dell’altra: fanno conoscenza e nasce fra loro un legame di amicizia, fiducia, reciprocità: stesse infelicità e stessi obiettivi…

E i due ragazzi? Sono compagni di liceo, si conoscono, anzi si “ri-conoscono” e assieme tentano incerti, gracili e appassionati di affacciarsi all’età adulta. Paul è appassionato di letteratura e di teatro, Jean-Louis è un giovane ammaliante e misterioso, alunno dell’ultimo anno: la loro immediata amicizia, fatta di grande complicità ed esclusività, presto si trasforma. Paul si scopre innamorato di Jean-Louis, con tutta l’irruenza della sua età adolescenziale.
Nemmeno a questo punto però le due madri si piegheranno alla vita, e anzi, opprimeranno i ragazzi pur di non lasciarli distrarre dai loro progetti d’affermazione.

Sarà dunque scontrandosi con i perentori dettami materni che Paul e Jean-Luis proveranno a integrarsi in una collettività dove l’uniformità e l’anestesia delle pulsioni appaiono come antidoti contro l’emarginazione. Soffocando e allenando l’anima alla finzione, per immergersi miseramente in una realtà piatta e omologata, il nostro futuro – questo il monito di Besset – è votato ad una condizione di ineluttabile scontentezza.

L’analisi vera e attuale di Jean Marie Besset si ambienta in un piccolo centro del sud della Francia, ma potrebbe trovare un tessuto simile in qualsiasi città: viene tradotta nella commedia attraverso un’ironia amara e trascinante, disincanto e partecipazione.
Sono le acute armi di Besset, versatile autore appena cinquantenne che si divide fra gli Stati Uniti e la Francia, dove le sue opere sono molto rappresentate e premiate. Addirittura nove volte candidato al prestigioso Premio Molière, apprezzatissimo autore e adattatore, vive il teatro in modo anche molto concreto e diretto: si è infatti impegnato spesso come attore e regista e dirige a Montpellier il Théatre des Treize Vents.


PERTHUS di Jean-Marie Besset
traduzione di Anna D’Elia
con Giampiero Cicciò, Salvatore Palombi, Andrea Luini, Matteo Romoli
tecnico audio e luci Alessandro Arena
il brano “E chiederò perdono” musica di Dino Scuderi, testo di Giampiero Cicciò
regia di Giampiero Cicciò
produzione Fondazione Teatro V.E. di Noto in coproduzione con Taormina Arte


Author: Redazione

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