Castello Normanno di Aci Castello Riccardo III spettacolo con attori e pupi.

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RICCARDO III Agosto-2012 Fabbricateatro F.lli Napoli“Le magnifiche sorti e progressive”: con questa formula Giacomo Leopardi ne La ginestra bollava di acre sarcasmo le concezioni della storia ottimisticamente provvidenziali condivise dagli spiritualisti romantici cattivi scolaretti di Hegel. E negli stessi anni liceali in cui mi appassionavo alla poesia del grande Recanatese, la mia fanciullesca e stupefatta passione per l’Opera dei Pupi di-ventava, da emotiva e sentimentale, meditata e razionale: perché scoprivo che le storie raccontate dai pupi e immaginate nel tempo mitico dei paladini di Carlo Magno non proponevano ideali conso-latori, ma riflettevano sulla tragicità dell’esistenza umana, con la netta e lucida consapevolezza che il Bene deve sì lottare contro il Male, ma non è detto che quest’ultimo non vinca e trionfi.
Negli stessi anni mi appassionavo a Shakespeare, altro grandissimo interprete della sapienza tragica dell’orizzonte europeo, e letteralmente lo divoravo. Avvenne così l’incontro con Riccardo III, il gobbo duca di Gloucester, tremendo ma titanico e affascinante villain le cui azioni e i cui effe-rati delitti non potevano non richiamarmi alla memoria Gano di Magonza, il Traditore Massimo dell’Opera dei Pupi. Antonio Pasqualino, il più grande studioso dell’Opra, mio maestro di studi, aveva già compreso quante affinità avessero con le storie e i codici di rappresentazione dei pupi si-ciliani le vicende, i delitti, le scene e il personaggio di Riccardo III: infatti, alla fine degli anni Ses-santa, insieme al regista Accursio Di Leo, aveva realizzato un allestimento della tragedia per pupi palermitani. Noi pupari di tradizione catanese non vedevamo l’ora di cimentarci col perfido gobbo, che già da parecchio tempo stuzzicava la nostra immaginazione: e quindi abbiamo colto al volo l’invito che l’amico regista Elio Gimbo ci ha rivolto per questo suo secondo Shakespeare con attori e pupi al Castello di Aci.
Riccardo III nei cinque atti della tragedia dispiega la stessa perfidia e lo stesso spessore psico-logico e drammatico che Gano di Magonza all’Opera dei Pupi svolgeva, sviluppava e reiterava nelle numerose puntate del ciclo. Personaggio tipico, ma complesso per la resa di tutte le sue sfumature, Riccardo III impegna l’attore che lo interpreta in un lavoro difficile, che in questo spettacolo si tri-plicherà, coinvolgendo in egual misura ‘u parraturi che gli darà voce e ‘u manianti che gli darà vita e movimento. Riccardo III, come Gano di Magonza, smania per impadronirsi del trono e, per otte-nerlo, non ha ritegno alcuno ad accumulare delitti su delitti, per i quali si serve con sadica gioia di assassini e sicari, né esita a circuire e sposare la vedova di un suo nemico (lui con Lady Anna, ve-dova del giovane principe Edoardo; Gano con Berta, vedova di Milone, padre di Orlando). Il gioco di certe scene del dramma è omologo a scene famose dell’Opira catanese: nel corteggiamento di lady Anna sembra di rivedere Beltramo che concupisce Galiacella nel giardino della città di Risa. Infine, la parte finale del dramma, con la sua sequenza tripartita di campo dei buoni (Richmond), campo dei cattivi (Riccardo III) e battaglia finale, riproduce fedelmente la sequenza di scene di mol-tissimi terzi atti finali di serate dell’Opera dei Pupi. E la conclusione del dramma, con la gran par-lata di Richmond vittorioso, conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la sostanziale affi-nità della tragedia con un’altra fondamentale cifra ideologica dell’Opera dei Pupi: l’aspirazione a un ordine sociale e a un mondo più giusto. Per tutte queste ragioni, i pupi della Marionettistica dei fra-telli Napoli invitano questo gentile e rispettabile pubblico ad assistere alla Tragedia di Riccardo III.

Alessandro Napoli

 

NOTE DI REGIA

Era la mattina dell’11 luglio 1995 quando le milizie paramilitari del cinghiale Ratko Mladic, dopo tre anni di assedio, entrarono armi in pugno a Srebrenica, ricca cittadina bosniaca a maggioranza musulmana, dichiarata enclave dall’Onu e “protetta” da 600 caschi blu olandesi a causa di 3 anni di assedio ininterrotto; il tribunale internazionale dell’Aja nel 2003 riconobbe con sentenza che a Srebrenica si trattò di genocidio; da allora potremmo definire Srebrenica come il cimitero delle civiltà europee. La guerra d’aggressione serba nella ex-Jugoslavia non si differenzia poi molto dalla “guerra delle due rose” inglese di cui si occupa Shakespeare nel “Riccardo III”; entrambe furono carneficine che insanguinarono l’interno di una nazione europea a causa della follia della propria classe dirigente; solo nella battaglia di Tewkesbury (1471) morirono 80.000 persone, da quel mattatoio parte il testo di Shakespeare.
Questo spettacolo parte, in modo sofferto, da queste analogie nel tentativo di decifrare una rotta che evidentemente appartiene come un destino all’Europa. Cos’è una guerra civile? È il fratello che uccide il fratello, il vicino di casa che uccide il vicino di casa, è il frutto di una angoscia nevrotica che solo una parte di una società coesa nutre verso un’altra parte della stessa società.
Il teatro di Shakespeare è teatro di memoria; non fu solo un grande drammaturgo ma anche un eccellente storico; è un Grande Meccanismo indifferente al dolore degli uomini, la storia per Shakespeare, non è lo sfondo dell’azione scenica, è l’azione stessa, in ciò sta la potenza della sua visione tragica.
La memoria è ciò che contraddistingue un popolo da una massa; la memoria è l’unico antidoto di qualsiasi popolo contro la demenza della guerra, contro tutti i Riccardo e i Mladic d’Europa.
Anche il teatro dei fratelli Napoli è un teatro di memoria, da questo punto di vista l’Opera dei pupi possiede il senso tragico della storia più “shakesperiano” che io conosca; per la seconda volta siamo compagni di viaggio in questo castello, grandioso monumento di pietra alla storia, alla memoria.
A Sarajevo, senza luce, acqua e gas per l’assedio, i teatri si ostinavano a non chiudere, a testimoniare con forza che la popolazione non si rassegnava all’abbrutimento della guerra.
Quando il Grande Meccanismo sfugge al controllo di qualsiasi “Riccardo”, quando senza alcun motivo la vita attorno a noi si imbarbarisce, il teatro diventa come granelli di sabbia nell’ingranaggio che ci schiaccia. Il teatro “è” memoria.

Elio Gimbo

 

Castello Normanno di Aci Castello
RICCARDO III di William Shakespeare
Spettacolo con attori e pupi ore 21.30
dal 9 al 12/08; dal 16 al 19/8; 21 e 22/08 e dal 27 al 31/08
Ingresso: euro 10,00 – Prevendita presso Sicilia Teatro via Giuseppe Fava, 52 (di fronte Teatro Verga)
Info e prenotazioni: 3457037789

ATTORI:
Pippo Gumina, Pietro Coco, Massimiliano Carastro, Sergio Trefiletti, Ester Pantano, Sabrina Tellico, Alessia Consoli, Gabriele Arena, Alessandro Coppola, Salvo Leontini, Maribella Piana, Santi Consoli, Simone Cappuccio, Alfio Caltabiano, Giuseppe Giusa, Salvatore Couzza, Andrea Sicilia, Giulia Antille, Gabriele La Spina, Daniele Scalia, Pietro Lo Certo

MARIONETTISTICA F.LLI NAPOLI
Fiorenzo Napoli, Giuseppe Napoli, Alessandro Napoli, Davide Napoli, Dario Napoli, Marco Napoli

REGIA: Elio Gimbo e Alessandro Marinaro

AIUTO REGIA: Grazia Giunta

 

 

Author: Redazione

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