Dopo la trionfale accoglienza alle anteprime di Parigi (Istituto Italiano di Cultura) e Spoleto (Festival dei Due Mondi), approda al Teatro greco romano la novità assoluta “Cannibardo e la Sicilia”, spettacolo coprodotto da Teatro Stabile di Catania e Tunart. Data unica: venerdì 29 luglio alle 21, nella splendida cavea classica che sorge nel centro storico del capoluogo etneo.
Il lavoro ripercorre la storia di Garibaldi e della Sicilia post-unitaria attraverso alcuni brani tratti dai cinque romanzi storici di Camilleri (“La bolla di componenda”, “Il filo di fumo”, “Il birraio di Preston”, “La concessione del telefono”, “Il Re di Girgenti”).
Lo scrittore siciliano traccia la breve parabola di un “sogno”, raccontando le speranze suscitate dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia, l’entusiasmo con cui il popolo andò alle urne nell’ottobre del 1860 e tributò una “maggioranza bulgara” all’annessione dell’isola al regno d’Italia, nonché le delusioni che invece suscitò la politica post-unitaria.
«La storia – sottolinea Camilleri – ha detto che Garibaldi ha fatto la cosa giusta, ma al momento chi lo poteva sapere? Mettiamoci nei panni del regio impiegato postale, uno dei tanti piccoli borghesi di fronte a queste schiere rosse che danno la terra ai contadini, aprono le carceri liberando i “politici” ma anche i tagliagole, che infatti ritornano subito a essere tali, rivoltano insomma il mondo. Il generale diffida chiunque dal chiamarlo “voscenza”, è libertario ma semina diffidenza e all’inizio non riesce a scalfire la saggia prudenza siciliana. C’è un nostro bellissimo detto che dice “Munno (mondo) è, munno sarà”. Come a dire: che c’è poi da cambiare? Tanto cambierà pochissimo. Sto Garibbaldo che vorrà?».
Instancabile ricercatore di vecchi documenti da cui prende spunto per storie straordinarie come “La concessione del telefono”, Camilleri ha sempre dimostrato anche un grande interesse per i risvolti e le motivazioni psicologiche che stanno dietro le scelte dei suoi personaggi. Garibaldi è carismatico, affascinante, furbo, ha un clamoroso senso della comunicazione e della propaganda, senza avere televisioni: anche oggi sarebbe il più bravo. Arriva con mille uomini, trova alleati un po’ di contadini, di cui giustamente non si fida, armati soltanto di bastoni chiodati, e batte un esercito di 100 mila uomini con 130 navi, facendo una sola battaglia vera, a Calatafimi. Così nasce la fama dell’eroe invincibile e il popolino non lo chiamerà più “Canebardo” così come Bixio non sarà più “Biscio”.
«Quando i nostri non arrivarono, Cannibardo si prese la Sicilia. Quando arrivò Cannibardo i Sabaudi si presero la Sicilia. Nulla era cambiato da quando gli Arabi si erano presa la Sicilia. Ora che è presa, la Sicilia è libera perché libero lo spirito dei Siciliani». Parola di Andrea Camilleri.
Cannibardo e la Sicilia
di Andrea Camilleri
regia Giuseppe Dipasquale
musiche originali Mario Incudine
eseguite dal vivo da Mario Incudine e Antonio Vasta
con Massimo Ghini, Mimmo Mignemi, Vincenzo Crivello
coproduzione Teatro Stabile di Catania – Tunart
Si ringrazia la casa editrice Sellerio
Catania, Teatro Greco Romano
venerdì 29 luglio 2011, ore 21
Info: Teatro Stabile di Catania