Il bosco di Santo Pietro ricade prevalentemente nel territorio del comune di Caltagirone e solo per una piccola parte in quello di Mazzarrone.
L’itinerario che vi suggeriamo si sviluppa all’interno della Sughereta di Piano Insito, la quale si estende, parzialmente, sull’altopiano omonimo e, particolarmente, su un fianco della valle del torrente Ficarazzi. Il Piano Insito si trova all’estremo nord est del Bosco di Santo Pietro.
Per raggiungere il punto di partenza di questo sentiero si parte da Caltagirone verso la borgata Santo Pietro, percorrendo la SP 34 e raggiungendo contrada La Grazia. Qui si imbocchi il bivio che porta verso Contrada Renella, dove c’è un ulteriore bivio, sulla destra, che conduce alla cittadina di Granirei. La strada asfaltata fa un’ampia curva, all’apice della quale si attraversa un ponte sul torrente Ficuzza; proprio sul limitare del ponte si deve passare da un varco chiuso da un rudimentale sbarramento ed inoltrarsi a piedi per un comodo sentiero che costeggia il torrente.
A sinistra, sui bordi del torrente, si sviluppa una folta vegetazione riparia, mentre a destra, sul fianco della valle, si estende un bosco di Sughera.
Il tragitto di andata è di circa 3,5 Km e si percorre in meno di 2 ore.
L’ambiente, pur frequentato da boscaioli e pastori, pur soggetto al pascolo intensivo, conserva quell’atmosfera selvatica che doveva essere tipica del Bosco di Santo Pietro. Si cammina fra sughere decorticate ed altre integre, fra lecci annosi e frondosi, e fra Roverelle contorte. Nel sottobosco sono abbondantemente frequenti piante di Pungitopo e di specie lianose, quali lo Smilace, la Clematide e il Tamaro.
Si costeggia continuamente il corso d’acqua che, sebbene quasi asciutto durante l’estate, mostra una interessante vegetazione arborea (Salice bianco, Salicone , Pioppo nero, Tamerice africana e qualche esemplare di Pioppo bianco) ed erbacea, arbustiva (ampie fasce di Cardo mariano, di Equiseto, di Carice e di Coltellaccio e un invadente ed inaccessibile intrico di cespugli del Rovo da cui, nella stagione adatta, si possono fare abbondanti scorpacciate di more).
L’avifauna è numerosa e varia rispetto alle altre zone della riserva; forse per la presenza dell’acqua o forse perché non disturbata dai mezzi a motore: l’Upupa, il Merlo, la Ghiandaia, il Colombaccio, lo Scricciolo, il Canapino, l’Occhiocotto, lo Zigolo e la Tortora che qui è intenta a nidificare. Nelle pozze d’acqua è possibile scorgere una interessante fauna acquatica: la Biscia d’acqua, la Rana comune, il coleottero Girinide e le variopinte libellule, Donzellina e Callotterige.
Nelle radure assolate grandi acervi di formiche e piante di Masticogna, dai grandi capolini a fior di terra.
Tutto il sentiero si svolge in ombra e nel più ovattato silenzio, interrotto solo dai canti degli uccelli e dallo scroscio dell’acqua (quando scorre).
Percorrendo l’intero tragitto si perviene ai bordi di una strada provinciale che va verso Caltagirone: al di là di essa e sulla sponda opposta del torrente Ficuzza vi sono i resti di un vecchio mulino, detto di Ramione. Non sono vestigia interessanti, conviene perciò fare dietro front e ritornare sui propri passi.
Non volendo ripercorrere il sentiero fatto all’andata, e volendo esaminare la parte del bosco collocata sull’altopiano, occorre imboccare un sentiero che si diparte, ad angolo acuto, qualche centinaio di metri prima che il sentiero, da noi percorso all’andata, sbocchi sulla provinciale. Esso è chiaramente in salita (non ripida), attraversa una parte fitta del bosco, supera una recinzione di filo metallico (c’è un passaggio) e sfocia nel soprastante pianoro. Qui lo sguardo abbraccia una zona steppica, dove crescono in abbondanza l’Asfodelo e varie specie di “cardi”: l’Onopordo, il Carciofo selvatico, la Cardogna spagnola e il Cartamo dei tintori. Poiché si tratta di terreno pascolativo conviene seguire il sentiero parallelo alla strada asfaltata, finché si incrocia una carrareccia (che si apre sulla strada con due colonne cementizie).
Imboccatala verso sud ovest, si sorpassano le Case Danitello e poi ci si dirige verso un altro gruppo di case che si scorgono in lontananza. Però, prima di raggiungerle, si svolta a destra, decisamente verso ovest; si perviene così sul bordo dell’altopiano, da dove, lungo la balza, si può facilmente scendere verso il torrente Ficarazzi, in prossimità del punto da cui, all’inizio del percorso, eravamo partiti. Scendendo lungo la balza della vallata si incontra un denso popolamento di Esedra.
(tratto da S. Arcidiacono, Guida Naturalistica della provincia di Catania, Giuseppe Maimone Editore, 2003 Catania)
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