Artedonna. Cento anni d’arte femminile in Sicilia.

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La Sicilia, le donne, la pittura. Imperdibile, per chi ami anche solo una delle tre, la mostra allestita al Reale Albergo delle Povere ed intitolata “Artedonna. Cento anni d’arte femminile in Sicilia 1850-1950”.  L’esposizione raccoglie 170 dipinti realizzati da trentatré artiste che negli anni a cavallo tra i due secoli hanno vissuto in Sicilia, perché vi erano nate o perché qui erano giunte per seguire i mariti che tornavano alla terra delle origini.  

manifesto-ArtedonnaNel corso di cento anni, così densi di avvenimenti per la storia isolana e nazionale, queste donne hanno lasciato impresso su tela il proprio modo di guardare la realtà, regalandoci affreschi intensi  in cui spesso, ancora una volta, le donne sono protagoniste; ma fra i soggetti spiccano anche i paesaggi, i momenti di vita quotidiana, i bambini.
Ed è proprio rubando spazi alla vita quotidiana che le donne siciliane  cominciano a prendersi la propria rivincita nel mondo dell’arte, anche se è soprattutto negli anni del Ventennio che queste esperienze confluiscono in una rete più organica: a quei tempi risale infatti la creazione di associazioni di artiste che allestiscono proprie personali e conquistano una certa visibilità in un universo fino allora prettamente maschile.

Oggi la mostra “Artedonna” dà il giusto riconoscimento a queste artiste, realizzando per ciascuna di loro una piccola personale in cui, attraverso la presenza di un certo numero di dipinti, si possa meglio apprezzare le doti e le caratteristiche di ciascuna.
Quello di realizzare una mostra interamente dedicata alle “donne artiste” di una regione, esperimento peraltro finora unico in Italia, è un vecchio sogno della curatrice di “Artedonna” Anna Maria Ruta che racconta come le pittrici siano state tutte molto longeve e madri prolifiche, e proprio nella dedizione all’arte fa risiedere il segreto della loro longevità.

La mostra, allestita dall’assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Sicilia ed inserita nel cartellone del Circuito del Mito, ospita opere provenienti da collezioni private e pubbliche fra cui quelle del Museo Renato Guttuso di Bagheria, della Fondazione Giuseppe Whitaker, della Camera di Commercio di Palermo, del Museo Civico Castello Ursino di Catania.
Il catalogo della mostra porta la prefazione di Dacia Maraini ed è edito da Joselita Ciaravino – Edizioni di Passaggio di Palermo.

ARTE DONNA. Cento anni d’arte femminile in Sicilia 1850 – 1950
Reale Albergo delle Povere
Corso Calatafimi, 217, Palermo
26 febbraio-25 aprile 2012.
Ingresso gratuito 

Orari:
da martedì a sabato 9 – 13 / 15 – 19
domenica e i giorni festivi 9 – 13
lunedì chiuso.

 

Le schede di alcune delle artiste

Adelaide Atramblé Sommariva  (Parigi, 1822 – Palermo, 1859)
La pittura tra disegno e luminismo
Nata col gene dell’arte, continua la prassi di un impegno artistico all’interno delle mura domestiche, ancora sulla scia di un dilettantismo solo apparente, perché in realtà negato dalla forza dell’immaginario e dalle qualità tecnico-formali.

O’Tama Kiyohara Ragusa  (Tokyo, 1861 – 1939)
Una giapponese a Palermo
Con l’effimera leggerezza di una farfalla, O’Tama Kiyohara appare nella nostra isola nel1882. Ma la sua presenza a Palermo, dove vive per cinquantuno anni, è tutt’altro che effimera.
In Giappone giovanissima, segue le orme di una plurisecolare tradizione figurativa, dipingendo con delicatezza tutta orientale ventagli e scene della tradizione giapponese. L’incontro, avvenuto a Tokyo nel 1877, con lo scultore palermitano Vincenzo Ragusa, di cui diventerà moglie, dà alla giovane la possibilità di conoscere tipologie artistiche di segno totalmente diverso che la stimolano ad esplorare nuovi orizzonti di espressione pittorica e a sfidare, con grinta occidentale, gli artisti palermitani del tempo. O’Tama si va così via via impadronendo della dimensione realistica e plastica dell’immagine, della prospettiva rigorosa, delle composizioni basate su equilibri sicuri, con risultati pittorici di alta qualità.

Felicita e Amalia Alliata di Villafranca e d’Ucria – Felicita  (Palermo, 1876 – 1964) – Amalia (Palermo, 1881 – Bagheria, 1914)
Arte in una villa del Settecento
Vissute in un ambiente aristocratico come villa Valguarnera a Bagheria, le due sorelle Alliata ricevono una formazione eclettica, secondo le abitudini di tutte le grandi famiglie aristocratiche, che sono solite far studiare le figlie in casa, affidandole a noti e sapienti maestri. Oltre a letteratura e musica, le arti sono alla base di questa raffinata educazione e la famiglia Alliata non sfugge a questa prassi, tanto più che il gene dell’arte in molteplici sfaccettature scorreva e scorre nel suo DNA. Studiano musica e pittura con Ettore Ximenes, si dedicano agli autoritratti e ai ritratti di famiglia, al paesaggio loro familiare, fruibile dalla villa presso cui dimorano, a piccoli schizzi segnati da fine vena umoristica e da delicata sensibilità.

Eleonora Arangi (Palermo, 1883 – 1933)
L’eredità del Realismo di fine Ottocento
È probabilmente all’interno delle mura domestiche che la giovane artista si avvicina al disegno e alla pittura. Il suo precoce talento colpisce l’attenzione di un pittore molto noto del tempo, Pietro Volpes, allievo di Giuseppe Patania (Palermo 1780 – 1852).
Nella esigua produzione pervenutaci, qui anche dimezzata dalla difficoltà dei prestiti, si nota l’interesse per una pittura realistica, con inclinazioni verso la modernità attraverso piccoli tocchi vibranti, che spezzano la pennellata. I ritratti sono connotati da una nuova espressività e da sapienza coloristica e compositiva.

 

Albergo delle Povere (Palermo)

L’Albergo dei Poveri è un edificio di Palermo, situato in Corso Calatafimi n. 217.
Fu fondato con il nome di Reale Albergo dei Poveri nel 1733, durante il vicereame austriaco, con lo scopo di accogliere poveri inabili, storpi, giovani vagabonde ed orfane. Uno dei fondatori fu Ferdinando Francesco Gravina, principe di Pelagonia.
Il progetto fu ripreso durante il regno di Carlo di Borbone. Inizialmente affidato all’architetto Orazio Furetto, il cantiere fu poi seguito fino al termine dei lavori dagli architetti Giuseppe Venanzio Marvuglia e Nicolò di Puglia. I lavori di costruzione presero avvio nel 1746 (la prima pietra fu posta il 24 aprile, e durante la costruzione furono rinvenuti dei sepolcri fenici e cartaginesi), ma i lavori durarono assai più del previsto, tanto che la struttura fu inaugurata solo l’8 agosto del 1772, ai tempi di Ferdinando III, pur parzialmente incompleta. Nel primo cortile prospetta una chiesa a pianta rettangolare, dedicata a S. Maria della Purificazione, anch’essa della fine del XVII secolo.
Nel 1898 fu adibito a donne soltanto e il suo nome fu cambiato in Albergo delle Povere.
Oggi appartiene parzialmente alla Regione Siciliana e ospita mostre temporanee e convegni.
[informazioni tratte da Wikipedia

 

 

 

Author: Redazione

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