La Val D’agrò: testimonianza di civiltà antiche della Sicilia.

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La valle d’Agrò si trova sul versante orientale dei monti Peloritani, in Provincia di Messina e, deve il suo nome all’omonimo torrente che ne solca il fondo per tutta la sua lunghezza. 
La Valle d’Agrò è il comprensorio di nove comuni (Santa Teresa di Riva, Sant’Alessio Siculo, Forza d’Agrò, Savoca, Limina, Roccafiorita, Antillo, Casalvecchio Siculo, Furci Siculo) oggi è testimonianza di civiltà antiche di Sicilia con le sue aree archeologiche di Scifì, i castelli di Sant’Alessio Siculo e Forza D’Agrò e l’Abbazia bizantina di SS. Pietro e Paolo D’agrò del XII secolo.

L’itinerario che vi proponiamo parte da Savoca, paese reso famoso da Francis Ford Coppola che lo scelse nel 1972 come location per alcune scene del suo Il Padrino.
Savoca è un borgo arroccato sopra un colle roccioso, città d’arte e “paese dalle sette facce”, dal 2008 è inserita tra i Borghi più belli d’Italia. Ha un’economia prevalentemente agricola che però si sta votando al turismo culturale. Sussistono coltivazioni di agrumeti, vigneti, uliveti, frutteti, mandorli, ortaggi e, allevamenti rurali di bovini, pecore, capre e suini. Conserva, nel suo territorio, antiche vestigia di origine medioevale, rinascimentale e barocca.

Come raggiungere Savoca, il nostro itinerario:
Dall’autostrada A18 Messina – Catania uscire a Taormina nord. Si prosegue sulla strada Nazionale passando per Letoianni, S. Alessio Siculo e S. Teresa di Riva da quest’ultimo seguire le indicazioni stradali per Savoca che dista circa 4km. [guarda l’itinerario stradale su Google Maps]


Visualizza Savoca, Valle D’Agrò, Casalvecchio Siculo, Abbazia SS. Pietro e Paolo in una mappa di dimensioni maggiori

Savoca si presenta con una piccola piazzetta con una vista sulla valle con lo sfondo all’orizzonte della Calabria. Nella piazzetta si trova anche il reso celebre bar utilizzato da Coppola nel film il Padrino, trasformato in un simbolico museo kitsch sul film con foto di scena e oggetti che richiamano la Sicilia raccontata dal film. Dalla Piazza seguendo la strada che sale a sinistra è possibile raggiungere la Chiesa di S. Lucia (XV secolo), struttura di origine Romana, i ruderi del Castello Pentefur, la cui edificazione si fa risalire ai mitici abitanti di quei luoghi e che venne ricostruito dagli Arabi e, in seguito, dai Normanni.
Nel centro storico di Savoca sorgevano anticamente 17 chiese, molte delle quali sono ancora esistenti. Come ultima meta consigliamo la Chiesa di Santa Maria in Cielo Assunta, è la Chiesa Matrice di Savoca ed è un monumento nazionale italiano dal 1910. Edificata nel 1130, presenta una facciata a doppio spiovente con un portale centrale, di impostazione rinascimentale, spinto verso l’alto da paraste laterali che guidano lo sguardo verso il rosone in pietra lavica a cinque bracci. Nella Cripta della chiesa nei secoli passati si procedeva alla mummificazione delle salme dei notabili del paese.
La Cripta racchiude 32 corpi mummificati del XVII e del XVIII secolo, di cui 17 posti nelle nicchie, negli abiti della loro epoca parzialmente imbrattati di vernice verde a seguito di un’azione vandalica. Altri 15 corpi sono collocati in casse. Il primo corpo mummificato, identificato con certezza, risale al 1776. Le catacombe di Savoca sono a tutti gli effetti una “Necropoli sotteranea”.

Savoca panorama dal paese Savoca panorama dal paese Savoca panorama dal paese Savoca panorama dalla piazza del paese

Savoca Bar Vitelli - Il Padrino Savoca Bar Vitelli - Il Padrino Savoca Bar Vitelli - Il Padrino Savoca strada del centro storico

Savoca strada del centro storico Savoca chiesa S. Lucia Savoca piazzetta chiesa S. Lucia Savoca particolare del centro storico

L’Abbazia di SS. Pietro e Paolo D’Agrò il luogo più significativo della Valle e si trova proseguendo da Savoca per Casalvecchio Siculo [guarda l’itinerario stradale su Google Maps].
Questa costruzione unisce l’idea della torre e della chiesa, il suo slancio verticale e la merlatura è un incrocia di architettura bizantina e islamica, e nel suo genere è rarissimo. Può ritenersi il punto di conclusione di tutta la corrente di cultura architettonica che fu definita basiliana ed è la struttura più notevole del periodo normanno.
L’architettura della chiesa è, relativamente ai caratteri dell’architettura coeva siciliana, uno squisito lavoro di sintesi, un fantasioso amalgama stilistico che, ai limiti del dialetto, ma senza cadervi, fonde insieme elementi disparati: verticalismo nordico e decorazione bizantina. [tratto dal pannello posto all’ingresso dell’Abbazia]
La sua costruzione sarebbe iniziata intorno al 1116 e terminata intorno al 1171, come documenta l’apigrafe in greco incisa sullo pseudo-architrave del portale d’ingresso. Successivamente, nel corso del XVI secolo, la chiesa subì varie trasformazioni che non intaccarono il primitivo impianto.
Il monastero fu definitivamente abbandonato nel 1794. Nel 1904 la chiesa, nel frattempo passata in mano privata, fu acquistata dallo Stato Italiano.
La planimetria della chiesa è singolare. La pianta pseudo basilicale a tre navate mostra una sintesi tra pianta centrale e longitudinale. L’esterno ha l’aspetto fortificato di ecclesia munita, aspetto ancor più accentuato dalle merlature perimetrali e dal verticalismo del corpo absidale, del tutto simile ad una torre. La chiesa è decorata da una fitta serie di lesene e di arcature intrecciate che si svolgono sulle superfici perimetrali, vivacizzate da effetti coloristici ottenuti dall’impiego di materiali diversi (mattoni, arenaria, calcare e pietra lavica).
Tale apparato murario trova forti rispondenze nella tradizione bizantina delle maestranze isolane, nonostante due secoli di dominazione araba. L’apporto di quest’ultima cultura è ben visibile nella sagoma ad ombrello della cupola centrale o nella cupoletta emisferica del presbiterio, come nell’uso delle arcate intrecciate nei paramenti esterni. Infatti lungo l’asse della navata centrale si elevano due cupole: la prima, su alto tamburo, è ondulata a spicchi; la seconda, nell’area del transetto, è su tamburo più basso a pianta ottagonale.
Tutt’oggi l’Abbazia è luogo di incontri culturali e musicali, utilizzata anche per sporadiche funzioni di religione cristiana e di ortodossa. Tutto il complesso è sotto tutela della SS. dei Beni Culturali di Messina.

Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - portale d'ingresso Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - portale d'ingresso Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - portale d'ingresso Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - particolare facciata

Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - parete perimetrale Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - parete perimetrale Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - parete perimetrale Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - particolare parete perimetrale

Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - cupola centrale Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - cupola centrale Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - cupola centrale Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - cupola

Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - navata Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - retro Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò - retro

 

Per approfondimenti storici e demografici vi rimandiamo alle pagine di Wikipedia: Savoca; Valle D’Agrò.

 

 

 

 

 

Author: Luigi Marino

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