La festa di Sant’Agata oltre che un momento di condivisione della città di Catania può essere un’occasione scoprire la storia della città che riveste molti luoghi nel centro della città.
Vi segnaliamo alcuni di questi e vi rimandiamo al nostro articolo Sant’Agata Festa Barocca, per il programma della festa, il percorso della processione e altre segnalazioni.
Le informazioni presenti nell’articolo sono tratte dal volume “Agata cristiana e martire nella Catania Romana. La vita, gli oggetti e i luoghi di culto” per gentile concessione della casa editrice Maimone Editore.
S. Agata la Vetere
È la prima chiesa dedicata alla Patrona catanese. La sua edificazione risale all’anno 264, quando a Catania era vescovo Everio. L’aspetto dell’intera struttura ormai risale al XVIII secolo, perché venne completamente ricostruita dopo il terribile terremoto del 1693. Tuttavia, tracce dell’antica chiesa sono presenti qualche metro al di sotto dell’attuale pavimento.
Inoltre, in corrispondenza dell’abside, ma in profondità, si trova tuttora una cripta cemeteriale, con altare e loculi funerari incassati lungo le pareti. È molto probabile che una prima edificazione di questa struttura, oggi ormai sottomessa, sia da riferire alla fase bizantina dell’intero monumento. Sotto Giustiniano, difatti, sia la città, sia il culto per S. Agata furono tenuti in grande considerazione.
Degni di nota sono il sarcofago marmoreo, che la tradizione religiosa lega alla prima sepoltura della martire, una lapide con iscrizione del 1752 che ricorda il punto in cui ad Agata vennero strappati i seni (il luogo dovrebbe corrispondere all’antico palazzo di Quinziano) ed infine un’altra iscrizione, nei pressi dell’ingresso principale, in cui è possibile leggere una breve cronistoria della Vetere, oltre alle tappe più salienti della vita della Patrona e delle sue reliquie.
S. Agata al Carcere
Subito al di sotto di S. Agata la Vetere, appoggiata al declivio orientale della collina di Monte Vergine, si trova la seconda chiesa che, per importanza storica, si lega alle tribolate vicende di Agata. Come già è esplicito nella dicitura dell’antico tempio, la chiesa del Sacro Carcere dovrebbe occupare l’antico luogo delle prigioni del Palazzo di Quinziano.
Dal punto di vista strutturale e topografico una tale visione potrebbe pure rispecchiare il vero. Difatti, il Santo Carcere si colloca ad un piano inferiore rispetto a S. Agata la Vetere. Tra l’altro dalla ricostruzione del palazzo del governatore nel dipinto di Bernardino Nigro (del 1588 e visibile nello spazio centrale dell’abside) compaiono le antiche carceri disposte al livello inferiore, rispetto al piano nobile del palazzo (ovvero la Vetere). La cella che la tradizione lega alla detenzione forzata di Agata si trova nella parte superiore, allo stesso livello pavimentale della chiesa settecentesca. La stanza si presenta con un lungo corridoio con volte a botte diviso in due zone, nell’ultima delle quali si apre una piccola finestra. Nel XVI secolo le strutture carcerarie vennero “foderate” all’esterno da blocchi in pietra lavica disposti obliquamente.
Il muro venne inserito nella cortina muraria spagnola e fece parte dei bastioni di difesa della città. All’interno della chiesa è conservato il blocco lavico in cui sono impresse le orma dei piedi della martire.
Anche la struttura generale di questa chiesa risale al XVIII secolo, tranne la zona che precede l’abside centrale, definita da quattro arcate a sesto acuto e da collegare con probabilità all’antica cappella della famiglia dei Guerrera (primi anni del XVI secolo). Vi è inoltre il ricordo, sempre nella medesima area, di costruzioni sacre ancora più antiche di quest’ultima cappella gentilizia. Ci riferiamo all’oratorio di San Pietro ed alla cappella di San Berillo (dell’anno 778). Il portale di ingresso risalente al periodo romanico, fino al 1693 ornava l’ingresso centrale della cattedrale di Piazza Duomo (antica platea magna).
Fu successivamente incassato nella facciata del Sacro Carcere, durante la ricostruzione settecentesca della chiesa.
Probabilmente, in origine il portale romanico decorava, ancora prima della cattedrale, l’ingresso principale di castello Ursino.
San Biagio
La chiesa, conosciuta anche come S. Agata alla Fornace, insiste sul punto in cui la tradizione religiosa vuole che sia stato perpetrato l’ultimo supplizio alla giovane martire, quello dei carboni ardenti.
All’interno del tempio, sul lato destro, compare, dietro un vetro circolare, quello che è ritenuto il punto dell’atroce martirio. Topograficamente il luogo corrisponde al cortile del governatore, ovvero lo spazio intermedio fra le carceri del Palazzo di Quinziano (dove si erge la chiesa del sacro Carcere) ed il vicino anfiteatro romano, visibile nelle sue strutture in elevato presso Piazza Stesicoro. Le origini della chiesa risalgono al 1098, ma anche questa struttura, distrutta dal terremoto del 1693, fu ricostruita in toto nei primi anni del XVIII secolo.
Gran parte delle strutture occidentali dell’anfiteatro si trovano oggi sottomesse sia alla scalinata, sia alla facciata della chiesa.
La casa natale di Agata
Si trova ad una quota sottomessa, a più di quattro metri dal livello stradale, nei sotterranei del convento di San Placido, nei pressi di Palazzo Biscari. La zona in cui si trova il monumento prende il nome de la civita. La tradizione religiosa riportata da una lapide marmorea posta lungo la strada ricorda che proprio in quel punto nacque Agata. Il luogo era un tempo venerato e nel XVII e XVIII secolo persino il fercolo della Santa, durante i giorni di festa, raggiungeva la zona. La stanza sotterranea è alta più di tre metri. È realizzata in conci ben squadrati di pietra lavica e termina con una volte a botte. Su una delle pareti compare una piccola edicola in pietra chiara. Del monumento diede sommaria notizia il Fichera nei primi anni del secolo scorso.
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