Etna: Terra del vulcano, bella, solitaria e affascinante

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Benvenuti nella terra del vulcano. Un pianeta a se stante, bello e solitario, terrificante e affascinante.
L’Etna è lì per ricordarci le origini ed il continuo divenire del nostro mondo: la preistoria dei grandi cataclismi così come il presente ed imperscrutabile avvicinarsi delle possenti “zolle” continentali.
Cambiano continuamente gli umori del vulcano, le sue attività esplosive ed effusive, così come alla fine anche la stessa morfologia del monte. In tutto ciò l’uomo ha trovato da secoli una sua collocazione, colonizzando le fertili pendici del vulcano, costruendovi le proprie abitazioni ed accompagnando i propri simili – provenienti anche da luoghi lontani – a sperimentare i misteri dell’Etna.

Circuito in auto intorno al vulcano

Un ampio e articolato “tour” del vulcano che consente di apprezzare gli aspetti caratteristici del territorio etneo.
In un solo giorno si visitano le due stazioni turistiche d’alta quota, alcuni interessanti centri pedemontani, toccando tutti i versanti dell’Etna. parte da Nicolosi dove ha sede il Parco dell’Etna. Vivace e importante centro, luogo di villeggiatura estiva e di sport invernali, è considerata una sorta di “porta d’ingresso” dell’Etna.
Merita quindi una visita prima di mettersi in auto e si consiglia in particolare di recarsi al locale museo vulcanologico per avere un’idea generale della struttura dei molteplici, straordinari fenomeni che interessano il territorio che si vuole visitare.
 
Lasciato il centro abitato imboccando la provinciale che conduce al vulcano, si incontra dopo due chilometri la imponente mole dei Monti Rossi, i crateri formatesi in occasione dell’eruzione del 1669, gli stessi da cui fuoriuscirono le colate laviche che distrussero parzialmente Catania e giunsero sino al mare.
Si prosegue ancora per quattro chilometri lungo la provinciale 92 seguendo le indicazioni per il Grande Albergo del Parco. Dopo aver lasciato la vecchia strada dell’Etna si svolta a sinistra sulla provinciale per Adrano e la si percorre, attraversando i frutteti della Milia, sino ad incontrare sulla destra (km 13) la deviazione segnalata per il Grande Albergo del Parco.
In ripida salita attraverso una stradella asfaltata (aperta al traffico in occasione dell’eruzione del 1983), si abbandona la fascia coltivata e si incontra quindi una folta pineta, interrrotta da un ampio campo lavico.
 
Il Grande Albergo del Parco si trova appena fuori dal bosco all’inizio di Piano Vetore (m 1730), esso è stato acquistato dall’Ente Parco e adibito parzialmente a punto base per l’escursionismo. Si prosegue verso il rifugio Sapienza (m 1910), raggiungendo così la quota massima dell’intero itinerario. Di fronte al rifugio si trova la partenza della funivia che in quindici minuti consente di salire a 2500 metri di quota nella zona della Montagnola, dalla quale un servizio di fuoristrada permette di raggiungere agevolmente la zona sommitale del vulcano.
 
L’itinerario prosegue in direzione Zafferana Etnea, fiancheggiando l’alta parete meridionale della valle del Bove. Superata la località Pian del Vescovo si può effettuare una deviazione di 10 chilometri verso m. Pomiciaro per raggiungere uno spettacolare belvedere sulla parte terminale della valle del Bove, sulla sottostante val Calanna e sulla fascia costiera fra Riposto e Taormina. 
In particolare si ha una buona veduta sul teatro dell’eruzione del ’91-’93.
Dopo Zafferana si prosegue verso Milo (nei cui pressi si trova un secolare esemplare di leccio che ha un diametro di 10 m e un’altezza di 29 ed è conosciuto localmente come l’Ilice di Carrinu) e Fornazzo, da cui ha inizio la strada Mareneve che risale il versante sud-orientale del vulcano sino al rifugio Citelli (bel panorama sulla vallata dell’Alcantara e su Taormina), posto a 1741 metri di altitudine all’interno di un antico cratere.
 
Si ridiscende dal Rifugio Citelli e si prosegue attraversando l’estesa colate del 1865 di cui si vedono le vicine bocche effusive (i monti Sartorio), sino ad incontrare la deviazione per Piano Provenzana (km 68), la località posta ai margini della secolare pineta di Castiglione e Linguaglossa che rappresenta il polo di attrazione turistica del versante nord-orientale.
Anche da Piano Provenzana (m 1810) funziona un servizio di mezzi fuoristrada che raggiunge la zona dei crateri sommitali. Cinque impianti di risalita e piste per lo sci di fondo ne fanno inoltre un’attrezzata stazione per gli sport invernali.
Si scende verso Linguaglossa attraversando il suo lussureggiante bosco costituito nella parte alta soprattutto da pino laricio, che in basso lascia il posto alla roverella.
A Linguaglossa e possibile visitare il museo allestito dalla Pro-loco (aperto tutti i giorni, tel. 095/643094) che illustra sinteticamente la flora, la fauna e la geologia dell’Etna e contiene una raccolta di oggetti utilizzati nelle antiche attività agricole e artigianali della zona. L’itinerario prosegue attraverso la statale 120, toccando i piccoli borghi di Rovittello, Solicchiata, Passopisciaro, rinomati per gli estesi’ vigneti che contraddistinguono il paesaggio e per le belle ville che punteggiano la campagna, con rilevanti presenze proprio nei pressi della strada statale. Dopo l’abitato di Montelaguardia (km 103) si valica la colata del 1981, della quale e facile seguire visivamente il tracciato lungo il fianco della montagna sino alle bocche effusive.
 
L’eruzione del 1981 per pochi, lunghissimi giorni fece seriamente temere per la sorte della storica città di Randazzo. Costruita sulle ultime propaggini del territorio etneo, sulle sponde del fiume Alcantara, questa cittadina conserva la sua impronta medievale. Numerosi i monumenti da visitare, si segnalano in particolare le tre chiese che svettano all’interno del centro storico: S. Maria, S. Nicolò, S. Martino, il restaurato Palazzo municipale, la via degli Archi.
 
Di rilevante interesse il museo di scienze naturali (chiuso il lune di), costituito principalmente dalla collezione ornitologica Priolo ricca di 2250 esemplari. Oltrepassato Randazzo si percorre I’ampio spartiacque posto a cavallo fra le vallate dell’Alcantara e del Simeto, si prosegue lungo la statale 284 verso Maletto (m 960), uno dei più alti comuni pedemontani. Da qui si può compiere una deviazione di 8 chilometri per andare a visitare l’Abbazia di Maniace, fondata nel 1174 e donata da Ferdinando II di Borbone all’ammiraglio Nelson nel 1799, quale segno di riconoscenza per la collaborazione data alla repressione dei moti di Napoli. Il pregevole complesso monumentale, completato dalla residenza degli antichi proprietari e da un vasto giardino, e infatti localmente noto come “Castello di Nelson”.
L’itinerario continua dall’altopiano di Maletto in direzione di Bronte, dove ha inizio l’area tradizionalmente coltivata a pistacchio. Grazie alla tenacia dei coltivatori questo tipo di coltura i stato impiantato nei vasti campi lavici che ricoprono il territorio comunale. Con numerose svolte la statale si snoda in mezzo a una campagna fittamente punteggiata da costruzioni rurali, raggiungendo dopo il km 137 l’ingresso della cittadina di Adrano (da visitare il pregevole museo archeologico). Si percorre per poche centinaia di metri I’ampia superstrada per Catania e si imbocca quindi la provinciale per Nicolosi.
La carreggiabile si inoltra in mezzo a ulivi, mandorli, fichi d’india e viti coltivati spesso in modo promiscuo, Superata la fascia delle colture si incontrano i castagneti della Feliciosa e la deviazione segnalata per monte Intraleo (km 147). Il “tour” viene completato raggiungendo, all’altezza della contrada Milia, il bivio per il Grande Albergo del Parco e, ripercorrendo per breve tratto il tragitto iniziale, si fa cosi ritorno (km 165) a Nicolosi.
 

Author: Luigi Marino

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